Banditi dell’ArteBanditi dell’Arte


Saint Pierre Museo di ParigiDopo il successo delle mostre “British Outsider Art”, “Art Brut Giapponese” o la recente “Hey! Modern art & pop culture”, il museo d’art brut – art singulier e arte popolare Halle Saint Pierre di Parigi presenta per la prima volta in Francia una panoramica interamente dedicata alla creazione irregolare italiana.

BANDITI DELL’ARTE
23 marzo 2012 – 06 gennaio 2013
Halle Saint Pierre, Paris
A cura di: Gustavo Giacosa, Martine Lusardy

Banditi dell'Arte locandina mostraCon tutta la sua carica poetica, “Banditi dell’Arte” è la prima grande esposizione interamente dedicata all’arte irregolare italiana. La mostra apre una porta sul particolare universo creativo di persone che hanno lavorato al di fuori di qualsiasi sistema artistico ufficiale o da istanze culturali riconosciute. Nonostante il pubblico francese abbia familiarità con l’art brut e artisti come Giovanni Podestà o Carlo Zinelli siano riconosciuti a livello internazionale grazie alla collezione curata da Jean Dubuffet, questo concetto resta ancora relativamente estraneo al pubblico italiano. Per più di un secolo, malgrado gli sforzi fatti da alcuni critici d’arte per darle sostegno e visibilità, l’arte irregolare italiana è trascurata ancora oggi dalla cultura ufficiale.
L’esposizione “Banditi dell’Arte” presso l’Halle Saint Pierre di Parigi è un passo in avanti verso il riconoscimento istituzionale e critico di pratiche artistiche finora considerate marginali e rappresenta l’occasione per scoprire quelle forme artistiche dimenticate dalle istituzioni.

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BANDITI DELL’ARTE

Banditi dell'Arte Gustavo GiacosaChiamano banditi i ribelli che fuggono. Sono i “messi al bando2 cui latitanza è la sola dimora. Senza terra e senza padrone, sono quelli del tutto per tutti. Eroi, campioni, vendicatori, combattenti per una personale idea di giustizia, amati e ricercati; sulla polvere del loro errare scrivono la propria storia, disegnano la propria leggenda.
Non sono i banditi che applaudivano eccitate le turiste inglesi di fine ottocento davanti alle inferriate delle prigioni di Castel Sant’Angelo, ma uomini del mio tempo in fugga da un destino di chiusura e d’oblio, i banditi che ho incontrato; uomini armati di affilati pennelli che sfidano le leggi e i territori dello Stato Maiuscolo dell’Arte. Le loro scorribande saccheggiano concetti, strappano definizioni, violentano e uccidono giovani catalogazioni.
Ho incontrato i banditi dall’arte. Non facile fu avvicinarli, convincerli a lasciare i loro rifugi, vagliare le resistenze e per gli scomparsi, il controllo zelante dei loro signori. Con alcuni ho vissuto “nella macchia”, ho bevuto dalle loro borracce, ho imparato i loro canti e ad altri gli ho trasmesso. L’insieme di questi banditi eccezionalmente riuniti per una trasferta all’estero è una variopinta carovana di nomadi in esilio. L’occasione offertami dalla Halle Saint Pierre di presentare una personale selezione di autori italiani ci permette di apprezzare un insieme di opere assai lontane, mai riunite da un museo o da una sola esposizione, un incontro che persino in Italia non è stato ancora possibile realizzare.
Siate benvenuti Signore e Signori: qui comincia il Grand Tour nella terra dei banditi… dell’arte.

Gustavo Giacosa, curatore

L’ART BRUT IN ITALIA

In Italia, la scoperta di questa forma d’arte è nata paradossalmente da un interesse scientifico che gli negava qualsiasi valore artistico. Un’arte Altra è raccolta a fini di studio nelle collezioni di alcuni musei come quello di Antropologia Criminale fondato da Cesare Lombroso, il Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino fondato da Giovanni Marro e il Museo antropologico fondato da Carlo Livi e trasferito successivamente nel Centro di Documentazione di storia della psichiatria San Lazzaro di Reggio Emilia.
Come é stato possibile, in un paese profondamente segnato dalla propria storia dell’arte, dai suoi geniali maestri, da una quasi teocratica idea di bellezza, che un’arte che sorge dai margini, ignara di tali condizionamenti, sia riuscita a sopravvivere e fare ascoltare la sua voce, grazie quasi solo esclusivamente al carico sovversivo che porta con sé?
Trascurata ancora oggi dalla cultura ufficiale, l’arte irregolare italiana si è sviluppata in un panorama sotterraneo d’isole eterogenee di creazione: da artisti dall’identità negata, ricoverati negli ospedali psichiatrici dei primi decenni del Novecento, ad artisti contemporanei frequentatori di atelier di creazione privi di intenti didattici; da artisti che, con la singolarità delle loro opere, oltrepassano la categoria naif in cui sono maturati, ai dimenticati costruttori di architetture fantastiche; dai creatori solitari prigionieri di un margine non solo sociale ma anche geografico, agli artisti migranti che, in cerca di fortuna all’estero, si concedono una via personale espressiva.

LA MOSTRA

La prima sezione si apre con la presentazione eccezionale di una selezione di opere appartenenti alle collezioni storiche, psichiatriche e carcerarie del Museo Cesare Lombroso, il Museo di Antropologia di Torino e il Centro di documentazione di storia della Psichiatria di Reggio Emilia. Tra queste opere segrete, Il Nuovo Mondo di Francesco Toris (1863-1918), ha senza dubbio la forza del paradigma dell’intera mostra. La sua dimensione utopica, imperiosa e individuale contraddistingue lo spirito dei banditi dell’arte.

Dal 1978 con l’entrata in vigore de la legge 180 e la messa in atto del processo di destituzionalizzazione degli ospedali psichiatrici, l’arte marginale ha trovato rifugio in atelier di creazione senza intenti didattici quali La Tinaia di Firenze, Asfodelo di Borgo Taro (PR), Blu Cammello di Livorno o La manica lunga di Sospiro (CR). In tale contesto, artisti come Franco Bellucci, Giovanni Galli, Tarcisio Merati, Francesco Borrello, Marco Raugei, tra i molti altri, hanno potuto concepire il miracolo dell’opera.
Una seconda sezione della mostra è dedicata ai rappresentanti dell’arte popolare contemporanea: artisti che senza incappare nella disgregazione psichica di certi creatori dell’art brut, sono altrettanto indipendenti dai sistemi dell’arte e manifestano una contestazione radicale della cultura e delle istituzioni. Le porte scolpite di Francesco Nardi, le pitture di Pietro Ghizzardi, le sculture di legno di Rosario Lattuca e Luigi Buffo, i bassorilievi in pietra di Nello Ponzi e Giuseppe Barbiero sono alcune tra le testimonianze più significative. Specchio di un’etnografia immaginaria, il lavoro minuzioso di Luigi Lineri, nel raccogliere e classificare sistematicamente le pietre del fiume Adige, rivoluziona il concetto d’installazione. In modo più radicale, Giovanni Bosco e Melina Riccio si esprimono fuori da qualsiasi orchestrazione collettiva e creano la propria arte di strada scrivendo sui muri delle città la loro parola interiore.
La creazione spontanea si manifesta inoltre nelle costruzioni di architetture fantastiche in spazi all’aperto. Impossibili da spostare o duplicare, saranno presenti tramite la testimonianza foto e video, soli mezzi capaci di conservarne la memoria.

I CURATORI

Gustavo Giacosa CuratoreD’origine argentina, Gustavo Giacosa incontra nel 1991 Pippo Delbono e la sua compagnia, con la quale intraprende un percorso formativo. Da allora partecipa a tutte le sue produzioni teatrali e cinematografiche.
Fonda a Genova nel 2005 l’Associazione Culturale ContemporArt dando inizio a una ricerca sul rapporto arte-follia nelle arti visive.
E’ curatore di diverse mostre sulla tematica, tra cui si ricorda “Due ma non due. Aperture ed incontri nell’arte degli anni post-Basaglia” e del suo libro-catalogo: (ed. Joker ), svoltasi a Genova dal 28 novembre al 25 dicembre 2008 nella Loggia della Mercanzia e “Noi quelli della parola che sempre cammina” a Genova al Museoteatro della Commenda di Pre dal 3 al 30 settembre 2010. Catalogo ed. ContemporArt.
Nel 2010 diventa direttore artistico dello spazio culturale: ContemporArt – Ospitale d’Arte Villa Piaggio

Martine Lusardy CuratriceMartine Lusardy è dal 1994 direttrice della Halle Saint Pierre. Con più di cinquanta esposizione di successo, tra le quali: “Art brut e Compagnia”, “Art brut giapponese” “Hey, modern art e pop culture”, ha fortemente contribuito all‟attuale prestigio della Halle Saint Pierre.

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LA HALLE SAINT PIERRE

La Halle Saint Pierre - ParigiDal 1986, la Halle Saint Pierre è il centro culturale parigino dedicato all’art brut, art singulier e arte popolare contemporaneo. Considerato sia in Francia come all‟estero un luogo unico nella promozione e il riconoscimento di forme artistiche considerate dalla cultura ufficiale come marginali. Grazie alla mostra “Art brut et compagnie” del 1995 afferma la sua reputazione di museo sperimentale e precursore. Da allora e senza posa continua a presentare al pubblico uno sguardo profondo e riflessivo sull‟arte popolare contemporaneo.
La Halle ospita esposizioni temporanee, una libreria e un caffè. Più che un centro d‟arte, è un luogo d’incontri dove artisti, collezionisti, amatori o semplici visitatori possono incontrarsi, scambiare idee, punti di vista e informazioni critiche.

INFORMAZIONI PRATICHE

Halle Saint-Pierre
2, rue Ronsard – 75018 Paris
Tél : +33 (0)1 42 58 72 89
Métro : Abbesses / Anvers
Ouvert en semaine de 10h à 18h / Samedi : 10h – 19h / dimanche : 11h – 18h
Expositions temporaires : 8 €, tarif réduit 6,50 €
www.hallesaintpierre.org ; http://facebook.com/museehallesaintpierre
Directrice : Martine Lusardy
info@hallesaintpierre.org
Libreria : specializzata in libri sull’art brut, singulier, e outsider. Cataloghi di musei.
Galeria : ingresso libero, une esposizione al mese.
Auditorium : poesia, incontri e presentazioni di libri, spettacoli, conferenze, concerti, films…
Animazione e visite alle esposizioni :
Visite guidate al pubblico – de 10 à 30 persone
Riservazioni al 01 42 58 72 89 o scrivere info@hallesaintpierre.org
Bar – Caffetteria
Ufficio stampa : Pierre Laporte Communication – 01 45 23 14 14
Frédéric Pillier : frederic@pierre-laporte.com
Romain Mangion : romain@pierre-laporte.comsorry, no translate for this content

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