Testimoni della soglia


Scrittori e psichiatri fuori e dentro l’istituzione: l’utopia della normalità.

16 Giugno 2013 h 16:00

Testi di

Edmondo de Amicis

Mario Tobino

Marco Ercolani

Lucetta Frisa

Letture di Marco Ercolani e Lucetta Frisa

Interventi musicali:

Anna Sini, voce

Daviano Rotella, batteria

Fabrizio Ciacchella, contrabbasso

Quante meditazioni per il filosofo che, sottraendosi al tumulto del mondo, percorre una casa di pazzi! Vi ritrova le stesse idee, gli stessi errori, le stesse passioni, gli stessi infortuni: è lo stesso mondo che ha appena lasciato; ma in una simile casa i lineamenti sono più forti, i colori più vivi, gli affetti più contrastanti, poiché l’uomo vi si mostra in tutta la sua nudità, non dissimula il suo pensiero, non nasconde i suoi difetti.

Jean Etienne Esquirol

Che cos’è lo spirito umano? Risposta: un essere, ma che procede dal non-essere, quindi intelletto, ma che procede da ciò che ne è privo. Qual’è allora la base dello spirito umano, nel senso che noi diamo alla parola “base”? Risposta: ciò che è privo di intelletto. L’essenza più profonda dello spirito umano è dunque la follia. La follia dunque non nasce ma viene fuori quando ciò che è privo d’intelletto si attualizza e diventa essente. La base dell’intelletto è dunque la follia. Per questo la follia è un elemento necessario, che però non deve assolutamente venire alla ribalta, né  assolutamente essere attualizzato. Quello che noi chiamiamo intelletto, quando è intelletto vero, vivente, attivo, non è propriamente altro che follia regolata.

Friedrich Schelling

I primordi del linguaggio – parlando metaforicamente le profondità marine – sono l’elemento in cui si calano entrambi, il poeta e il malato. Il poeta lirico si cala chiuso nella campana d’immersione della forma artistica, in modo responsabile e a termine; il malato è completamente nudo, in modo che si ferma fra i tesori del fondo marino che non riesce a portare a galla.

Walter Benjamin

Da secoli e millenni, in ogni luogo e paese, l’alienato soffre. Dice che vive accanto al suo corpo. Che il suo corpo è altrove. Che glielo hanno rubato. Che porta con sé un cadavere. Che il suo corpo è vuoto. Che lo si è cambiato. Che è un morto vivente. […] Dice che non pesa più niente, che è un angelo, non più che un pallone o una palla, […] che è trasparente, che è di vetro! E ha paura di frantumarsi. Dice che è vuoto, trasformato in bambola, che non ha organi, intestini, stomaco, che di conseguenza non deve mangiare, che è artificiale, truccato, che un altro occupa il suo corpo».

Henri Michaux

Torino, 4 gennaio 1889.

E’ un pregiudizio che io sia un uomo. Ma ho spesso vissuto tra gli uomini e conosco le esperienze che gli uomini possono fare, dalle più basse alle più alte. Tra gli indiani sono stato Buddha, in Grecia Dioniso. Alessandro e Cesare sono le mie incarnazioni, come pure il poeta di Shakespeare Lord Bacon. Sono stato ancora Voltaire e Napoleone, forse Richard Wagner. Ma questa volta vengo come Dioniso vittorioso, che renderà la terra un giorno di festa… Non che io abbia molto tempo… Sono stato anche appeso alla croce.

Al mio amico Georg.

Dopo che mi hai scoperto, non è stata un’impresa trovarmi: la cosa difficile, adesso, è perdermi.

Il Crocefisso.

Friedrich Nietzsche

“La follia […] non è l’astuzia di una significazione nascosta ma una prodigiosa riserva di significati.”

Michel Foucault 

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