Melina RiccioMelina Riccio
Nasce l’11 aprile 1951. Fino all’età di 33 anni conduce una vita ‘regolare’ occupandosi del marito, dei suoi tre figli e lavorando come modellista. Nel 1983 presenta alla fiera MACEF una sua realizzazione, un copriletto dipinto a mano con abat-jour e tende coordinate. L’incontro con i possibili acquirenti, preoccupati solo del guadagno le svela ‘il marcio del mondo interessato solo al profitto’. La delusione subita in questa esperienza, unita ad un periodo di serio affaticamento, causato dall’intenso lavoro e alla cura dei tre figli piccoli, le provocano un esaurimento nervoso in seguito al quale viene ricoverata in un reparto psichiatrico In ospedale chiede a Dio un aiuto, un segno; non vuole più vivere in una società che per colpa dei soldi non sa apprezzare le cose belle ed il lavoro delle persone. Riconosce il segnale atteso in una mela marcia abbandonata. La sente vicina a sé per via del suo marchio, MELINA e anche dal fatto che pensa se stessa come ‘mezza marcia e mezza buona’, scartata dalla società come quella mela gettata via. Decide di fare un patto con i frutti della natura: ’Voi mi date la forza ed io vi dò la vita’: brucia i suoi soldi e sentendosi chiamata da Dio lascia la famiglia per andare alla ricerca della verità . Sente che se riuscirà a proteggere l’aria, l’acqua, la natura, pur non restando accanto a loro, potrà continuare a proteggere anche i suoi figli. Si reca ad Anagni, in Vallepietra, per vedere il santuario della Santissima Trinità, perché lei vuole comprendere, non vuole più ‘vivere con i misteri’. Dopo un viaggio faticoso e varie peripezie arriva stremata e si butta a dormire in una coperta abbandonata. Al mattino vede soltanto’porte chiuse e murate’. La vista delle statue che raffigurano la SS. Trinità non la convincono. Poi, al margine di un piazzale si affaccia da un dirupo recintato e vede sul fondo un immondezzaio; per lei è come vedere il mondo, come se Dio le volesse dire: ’Il mondo finisce così, che cosa fai per salvarlo?’. Si chiede cosa può fare lei per salvare il mondo. Prende in mano una bottiglia, la guarda e si rende conto che non è importante né la forma né l’etichetta, ma quello che c’è dentro, così dovrebbe essere anche per le persone. Inizia a riempire la bottiglia con un cuore ‘che è la luce della vita’. Ne segue un nuovo ricovero in ospedale. Prova a fuggire ma il marito la butta fuori di casa. Inizia per Melina un lungo periodo di profonda sofferenza in cui chiede al Signore il perché di tanto dolore. Dio le dice di non preoccuparsi. Nel cuore il Signore le dice di resistere e, nelle giornate lunghe e vuote trascorse all’ospedale, lei inizia a creare con la carta…‘rompendola’ e gradatamente inizia a comprendere il mistero della vita. Da allora Melina non cessa di viaggiare per tutta l’Italia portando il suo messaggio di pace e fratellanza con diversi mezzi espressivi come il graffito, il ricamo e la poesia.
She was born on 11 April 1951. Until the age of 33 she led a “regular” life, looking after her husband, three children and working as a model maker. In 1983 she showed one of her creations at the MACEF fair: a hand-decorated bedspread with coordinated bed-side lamp and curtains. The contact with possible purchasers, interested only in profit, showed her the “rotten part of the world, exclusively interested in making money.” The disappointment suffered on such an occasion, together with a period of great fatigue, due to intense work and her role as a mother, caused her a nervous breakdown, because of which she was admitted to hospital, within a psychiatric unit. During hospitalization, she prayed to God for help. It was a sign. She didn’t want to live in a society which was not able to appreciate beautiful things and people’s work, anymore, because of money. She saw a secret message in a rotten apple. She felt it to be close to her due to its brand name: MELINA (Mela is Italian for apple- Melina means little apple) is her name because she considered herself to be “half good half rotten” and rejected by society, just like that apple. She made a deal with the fruits of nature: “You give me strength and I’ll give you life”: she set her money on fire and, feeling the call of God, she quit her family in search of the truth. She felt she would have protected air, water, nature and she would have been able to protect her children, too, even though leaving them. She went to Anagni, in Vallepietra, to visit the sanctuary of the Santissima Trinità, because she wanted to understand. She couldn’t bear “mysteries” anymore. Following a long journey and after several adventures she reached the sanctuary – exhausted – and had some rest on an abandoned blanket. In the morning she only saw “closed and walled-up doors’. The statues of the sanctuary didn’t “convince” her. Then, at the edge of a large square, she looked out over a precipice enclosed by a fence and saw a garbage heap at the bottom. For her, it was just like seeing a new world. As if God had asked her: “That’s how the world is going to end. What are you doing to save it?” She wondered what she could do to save the world. She picked up a bottle, looked at it and realized that it is not the shape or the label to be important, but what’s inside it. It should have been the same with people. She began to fill the bottle with a heart “which was the light of life”. A new hospitalization followed. She tried to escape and her husband chased her away. For Melina a long period of profound suffering began. She asked the Lord for the reason of all that sorrow. God told her not to worry. In her heart God told her to resist and during the long and empty days at the hospital, she began to create with paper …‘breaking it into pieces’ and gradually she began to understand the secret of life. Melina has not yet stopped travelling around Italy, spreading her message of peace and brotherhood with different expressive means, such as graffiti, embroidery and poetry.