Atelier Blu CammelloAtelier Blu Cammello


Livorno

Franco Bellucci è nato a Livorno nel 1945. E’ cresciuto normalmente fino all’età di 8 anni, quando ha sofferto di una grave crisi dovuta a una malattia infettiva. Subì conseguenze fisiche e per più di un anno non potè camminare, mentre i danni cerebrali furono dichiarati permanenti. Smise di andare a scuola. A casa suo padre gli insegnò, con grande difficoltà e alcuni risultati, a scrivere il proprio nome e a prendersi cura di sè. In quel periodo, Franco cominciò a mostrare una distruttività compulsiva, sempre e solo verso le cose, e mai verso altre persone, che lo ha accompagnato tutta la sua vita. Durante un’eclissi solare alla fine degli anni ’50, solo a casa con sua madre a letto malata, gettò il televisore di casa dalla finestra. Nessuno fu ferito, ma la polizia raccomandò l’ospedalizzazione. Alcuni mesi dopo, quando aveva già distrutto molto mobilio dell’ospedale con la sua enorme forza, gli psichiatri comunicarono alla famiglia che Franco doveva essere internato, poichè non riuscivano a controllarlo. Da lì, è stato 16 anni legato al letto gran parte della giornata. Come molti delle migliaia di pazienti del manicomio di Volterra, fu sottoposto a tutte le terapie e procedure in uso a quel tempo, specialmente a causa della minaccia fisica che rappresentava, anche se non ha mai usato violenza contro le persone, ma solo contro le cose. Nel 1978, quando la legge 180/Basaglia fu approvata, la sua famiglia decise di riportarlo a casa. Non sapeva più parlare, nè prendersi cura di sè stesso. La prima cosa che fece dopo più di quindici anni di assenza totale dalla sua casa natale fu di precipitarsi a vedere il cassetto in cui aveva lasciato i suoi giocattoli, prima del manicomio. I giocattoli erano ancora lì. L’unica famiglia che gli è rimasta è suo fratello Mario, che ha passato gran parte della sua vita a occuparsi di lui. Quando subì un incidente sul lavoro che lo mise in pericolo di vita e lo costrinse ospedalizzato per circa un anno, Franco rimase solo a Volterra, eccetto per le visite di una conoscente di famiglia. Franco ha vissuto nel manicomio di Volterra, non più legato ma pur sempre confinato per la sua distruttività, fino al 1998, vent’anni dopo la promulgazione delle legge 180, quando la dottoressa Ivana Bianco e i suoi assistenti decisero di accoglierlo, “residuo manicomiale indimissibile” come veniva definito dalla burocrazia, nel centro di salute mentale diretto dalla stessa dott.ssa Bianco. Inizialmente le cose furono molto difficili, perchè Franco distruggeva tutto. Ma lentamente cominciarono ad andare meglio, ed in questo periodo sono entrato nella vita di Franco. La mia formazione di  pittore, mi ha portato ad iniziare nel 1999 un atelier di espressione visiva di “outsider art” per i pazienti del centro.

Quando conobbi Franco, iniziò una relazione intensa e speciale, basata sui “nodi” di Franco. Qualsiasi tipo di materiale, corda, cavo e oggetto si dia a Franco, lui ne fa un “oggetto-nodo” che considera come un giocattolo. Franco li tiene poi in mano tutto il giorno, e dorme assieme a loro. Ho compreso immediatamente il potenziale artistico delle creazioni di Franco. Così ho iniziato a portargli sempre più materiali e cavi per i suoi “oggetti-nodo”: squali di gomma e dinosauri, oggetti trovati per strada e che altre persone, conoscendo la storia di Franco, gli procuravano: gomme di bicicletta dal meccanico, giocattoli in disuso, materiali di ogni tipo, in una relazione con Franco basata sullo scambio, nuovi giocattoli per del nuovo materiale con cui poter lavorare, a cui Franco acconsente quasi sempre volentieri. La sua curiosità lo spinge sempre, alla fine, a scegliere di separarsi dai suoi giocattoli per poterne costruire degli inediti.

La collezione crebbe molto rapidamente cosi un’esposizione personale del lavoro di Franco, chiamata “Les jouets de Hulk” si è tenuta nel 2007 presso il Mad Musée in Belgio. Franco non sa che si sia svolta, e nemmeno dell’incredibile successo che ha ricevuto, ma in qualche modo i benefici della nuova progettualità, le energie e l’entusiasmo che l’esposizione ha portato alle persone che lavorano con lui, a me in special modo, ritornano anche a Franco. I giocattoli di Franco sono oggetto di un dossier di proposta per la collezione permanente del museo di Losanna, riferimento mondiale dell’outsider art. (R. Bargellini)

Riccardo Bargellini (Livorno, 1966). Pittore e visual designer,  conduce dal 1999 un laboratorio di arti figurative con gli utenti del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda U.S.L. di Livorno, all’interno della Cooperativa Blu Cammello. Questa attività lo ha portato ad incoraggiare esperienze di scambio e condivisione con i responsabili di altri laboratori che operano con le stesse dinamiche, in Italia e in Europa. Dal 2000 dirige il Premio Ciampi L’altrarte, organizzando mostre ed eventi all”interno della Galleria Blu Cammello; è l’ideatore e curatore del Parco d’Arte Contemporanea “PAC180” (Centro Psichiatrico Franco Basaglia, Livorno). In campo professionale cura la progettazione e la realizzazione di eventi e di opere editoriali; in ambito artistico esprime la sua creatività attraverso la grafica e la pittura partecipando a mostre in gallerie italiane ed estere.

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